Oggi abbiamo bisogno di sacerdoti santi e innamorati di Cristo.
Da venti anni, la Chiesa soffre una crisi forte di vocazione. Ci sono diocesi e vescovi che veramente stanno soffrendo le conseguenze d’una forte secolarizzazione; non hanno sacerdoti per coprire tutte la parrocchie e necessità diocesane.
Secondo l’annuario statistico pontificio offerto dalla Santa Sede nel 2018 il numero di sacerdoti mondiale è di 414.969, ciò vuol dire che dall'anno 2010 il numero di sacerdoti è aumentato un 0,7%. Nonostante, le vocazioni sono diminuiti un po, già che secondo i dati che controlla la sede petrina, da 116.843 seminaristi maggiori in 2015 siamo passati a 116.160 in 2016.
Davanti questi dati, ci sono voci che chiedono una riforma alla Chiesa. Alcuni affermano, che la soluzione per superare questa crisi è aprire la porta al sacerdozio femminino oppure abolire la legge del celibato.
Prima di tutto, dobbiamo dire che non dobbiamo confondere una cosa con l’altra. La soluzione di questo problema non si risolve con criteri meramente umani. La mancanza di vocazione non può mai fare diventare il sacerdozio in una formula meramente utilitarista per la Chiesa. Di fatto, il sacerdozio secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica è: “Nel servizio ecclesiale del ministero ordinato è Cristo stesso che è presente alla sua Chiesa in quanto Capo del suo corpo, Pastore del suo gregge, Sommo Sacerdote del sacrificio redentore, Maestro di verità. È ciò che la Chiesa esprime dicendo che il sacerdote, in virtù del sacramento dell’Ordine, agisce «in persona Christi Capitis» — in persona di Cristo Capo — ” (Cat. 1548).
Il sacerdote è immagine di Cristo, il suo compito è trasformare la sua vita a immagine di Cristo. Perciò il sacerdote ha l’obbligo ogni giorno di mostrare con la sua vita, la presenza di Cristo al suo popolo. Da quest‘obbligazione diventa la sua capacità per governare, santificare e insegnare alla comunità, che gli è affidata.
Davanti questo ragionamento, non è strano che il Papa Paolo VI, alla sua enciclica “Sacerdotalis Caelibatus” , aveva detto che il celibato oggi più che mai è necessario per la vita della Chiesa. Oppure d’altra parte, per combattere l’argomento della possibilità di ordinare donne al sacerdozio, Giovanni Paolo II aveva scritto: “la Chiesa non ha in alcun modo il potere di conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne, e che questa sentenza deve essere considerata definitiva da tutti i fedeli della Chiesa” (Lett. Apost. Ordinatio Sacerdotalis).
Affermare che per la mancanza di vocazioni si deve abolire il celibato oppure ordinare donne, è una conseguenza mondana di capire il sacerdozio. Non è quella che insegna e custodia la Chiesa. Il sacerdozio ministeriale è la capacità che hanno alcuni uomini, che dopo essere stati chiamati da Dio, e tenere la conferma della Chiesa, possono attuare in nomine Christi — nel nome di Cristo — .
Noi per contrario, diciamo che per combattere la mancanza di sacerdoti nella Chiesa, i propri sacerdoti si devono mostrare innamorati di Cristo, fedeli alla chiamata che hanno ricevuto, e sapere alla fine, che è Dio chi chiama, non siamo noi chi facciamo vocazione, ma sopratutto che il sacerdozio non è un lavoro ordinario e mondano, è una forma di fare presente Cristo nella vita degli uomini per santificare, governare, e insegnare al proprio popolo di Dio.
Allora, essere sacerdote, che missione affascinante! Che missione difficile! Che missione, però, che solo Cristo può portare avanti! Dobbiamo pregare ogni giorno per i sacerdoti, perché loro diventano santi e innamorati di Cristo e dobbiamo sopratutto chiedere a Dio, che ci offra vocazioni.